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Terapia individuale

…E può arrivare il momento in cui non riesci più a far fronte…Far fronte a circostanze della vita dolorose e complicate, come il lutto di una persona che ti è cara, un licenziamento che non ti fa dormire, il capolinea doloroso di una storia d’amore, la fatica di sentirsi discriminati per il proprio orientamento sessuale o la propria identificazione di genere; momenti in cui non trovi appigli, non riesci a vedere nessuna luce possibile… Oppure, anche senza nessuna evidente causa scatenante, senti che l’ansia o la rabbia o la paura con cui reagisci alle situazioni è troppa e a volte non capisci nemmeno il perché; la tristezza non è più tristezza, ma una depressione pervasiva che ti inchioda e ti spegne, l’ansia paralizza e toglie spazi di vita, la rabbia spaventa te e chi ti sta intorno. O senti che non riesci a passare alla casella successiva del tuo personale ciclo di vita, che agiscono sensi di colpa, di lealtà, di responsabilità che non ti fanno spiccare il volo…O, al contrario, ti guardi indietro e fatichi a ritrovare un senso.

Sono tante le situazioni in cui può essere davvero utile un percorso individuale che possa permettere il recupero della trama e dell’ordito della nostra vita, andando a recuperare i meccanismi psichici che abbiamo imparato ad utilizzare, i miti e i riti in cui siamo cresciuti e quelli in cui continuiamo a vivere e che ci proiettano nel futuro e permettendoci di raccontare una nuova storia, di sentirci più consapevoli di noi, di dove siamo, della partita che giochiamo.

Intraprendere un percorso individuale in una cornice sistemica significa leggere il disagio e le fatiche alla luce di come abbiamo imparato a funzionare, dell’aria che abbiamo respirato. In questo senso la storia delle nostre radici entra nella stanza di terapia, anche senza che vi siano necessariamente conflitti espliciti nelle relazioni familiari e anche senza la presenza fisica delle persone che hanno fatto parte della nostra storia.

   Terapia di coppia

   Terapia di coppia 

 

Sono tanti i momenti nella vita di una coppia in cui ci si può incagliare in un ostacolo che può mettere alla prova la relazione e noi nella relazione.
Già dal suo formarsi, la coppia è chiamata a misurarsi con compiti importanti: il passaggio da due individualità ad un noi, che però, deve contenere e contemplare le due individualità, che però devono incontrarsi in un noi che è da costruire… In un gioco di appartenenza e individuazione, possibilità di allontanarsi ed avvicinarsi senza rischiare l’espulsione o la fusione, la giusta distanza (in movimento) tra solipsismo e annullamento di sé.
In questo contratto implicito o più o meno esplicito, rientrano i rapporti con le famiglie d’origine: quanto si sia liberi di fondare una nuova città o quanto ancora invischiati in legami che non permettono un vero volo e lasciano incastrati in sensi di colpa, giochi di lealtà, mandati che pesano sulle spalle, brusche rotture.
E poi gli eventi che la vita ci porta: l’eventuale arrivo dei figli, la loro crescita e la loro uscita dal nido, le questioni lavorative, i possibili tradimenti, i trasferimenti, le discriminazioni e i pregiudizi, i lutti, …Sono tutti accadimenti, più o meno dirompenti, che incidono sulla coppia e fanno saltare equilibri raggiunti, imponendo di trovarne di nuovi, fosse anche nella decisione di lasciarsi.
La terapia di coppia aiuta ed accompagna in questo: il “paziente” di cui ci si prende cura è la coppia e la relazione. Il lavoro insieme diventa quindi una co-costruzione di consapevolezze e significati, un’analisi di bisogni e desideri, un percorso per evidenziare le modalità relazionali e comunicative e per poter innescare un cambiamento, attivando le risorse della coppia.

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Terapia familiare   

Lavorare nella stanza di terapia con le famiglie significa dare e darsi la possibilità di una ristrutturazione dei ruoli e delle dinamiche relazionali che permetta al nucleo familiare di diventare consapevole del significato dell’impasse che sta attraversando e recuperare le risorse che possono favorire il cambiamento.

Significa lavorare sul momento del ciclo di vita che la famiglia sta affrontando, cioè su quelle tappe dell’evoluzione familiare (come la nascita di un figlio, l’adolescenza, i lutti, l’uscita dal nido dei figli…) che richiedono una riorganizzazione del sistema, esigono un riassetto su nuovi equilibri e possono portare ad attraversare grandi e dolorose fatiche.

Il percorso insieme segue, quindi, il recupero della storia familiare transgenerazionale (risalendo almeno alla generazione dei nonni), rileggendola mettendo in luce le relazioni, i miti familiari, la bilancia dei debiti e dei crediti, i mandati e i giochi di lealtà. Oltre ad un viaggio verticale, nella storia, l’attenzione è posta alle dinamiche interne alla famiglia, al grado di libertà possibile tra l’appartenenza e la separazione, ai ruoli che ciascuno ricopre e al loro significato. Quello che spesso vedo è il ristrutturarsi del senso del “portatore del sintomo”, cioè la persona che più apertamente manifesta un disagio e che, di solito, è quella che la famiglia porta come “il problema” (sovente -ma non solo-un figlio, bambino o adolescente)e che, in una visione sistemica, diventa invece il portavoce del disagio di tutto il nucleo e, insieme, colui che lo protegge, veicolando su di sé il “qualcosa che non va”.

Da lì diventa possibile il movimento verso il cambiamento,  facendo riaffiorare e germogliare le risorse interne alla famiglia, perché è lì che si trovano ed è lì che vanno recuperate.  

    Laboratori e formazione

Laboratori e formazione

                                              

Assumere un punto di vista sistemico anche rispetto alle proposte formative e laboratoriali significa muoversi nella complessità di livelli di analisi che coesistono e si intersecano (inter e intra personale, sociale, storico, culturale…) e nell’importanza che assume il contesto rispetto ai bisogni emergenti e alle risorse da mettere in campo.

In quest’ottica propongo interventi, rivolti a bambini, ragazzi, genitori ed insegnanti, sia all’interno di progetti con le scuole che promossi da altri soggetti, in cui il fulcro diventa come noi, con le nostre attitudini, le nostre fragilità e risorse e la nostra storia ci poniamo in relazione all’altro e agli altri e al mondo in cui le nostre vite si dipanano.

Ecco che, quindi, il lavoro con bambini e ragazzi verterà sul riconoscimento e potenziamento delle life skills, cioè quelle abilità psico-sociali e affettive fondamentali per il benessere di sé e delle relazioni (competenze di ascolto ed empatia, autoconsapevolezza, risoluzione dei problemi, gestione delle emozioni e creatività) che, naturalmente modulato a seconda dell’età, si tradurrà in percorsi sul riconoscimento e la valorizzazione delle differenze e delle unicità, sulle dinamiche di gruppo, sul rischio bullismo e cyberbullismo, sulle fatiche specifiche di ogni fascia di età (soprattutto preadolescenza e adolescenza).

Coi genitori propongo percorsi di sostegno alla genitorialità, in cui dare voce alle preoccupazioni, ai dubbi e alle fatiche dell’essere genitori, per trovare insieme le risorse e recuperare il senso del proprio ruolo. I temi tipicamente affrontati sono l’ansia emergente dei figli, la gestione della separazione, la gelosia tra fratelli e, più avanti, i compiti di ridefinizione di sé a cui i genitori sono chiamati con preadolescenti e adolescenti, davanti alle trasgressioni (o alla loro mancanza), alle fatiche che può portare il processo di definizione della propria identità (il corpo che cambia, la sessualità, l’accettazione dei pari…), al rischio di ritiro sociale o di condotte che ci colgono impreparati (“non ha mai fatto così!”, “non lo riconosco più!”).

Con gli insegnanti il lavoro, in cui credo fortemente, consiste nella creazione del senso di un Noi forte (che comprende anche la dirigenza), da cui partire per creare una rete in cui tutti i soggetti in campo (ragazzi, famiglie, comunità) collaborino e ascoltino e attivino risorse, ma ognuno rappresentando un nodo ben definito che possa incontrare l’altro senza sovrapposizioni e contrapposizioni diffidenti e accusatorie, creando una comunità educante che abbia ben fermo l’orizzonte dell’obbiettivo educativo (in senso lato) e formativo delle prossime generazioni di cittadini. Questo si traduce nella messa a fuoco di strategie comuni, prassi e risorse attivabili nella gestione quotidiana del complesso mondo relazionale della scuola e della scuola nel territorio.

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